Sono un tipo alla vecchia maniera. Per esempio: quando una banca emette qualcosa penso sempre che stia facendo i suoi interessi (sarebbe strano il contrario). Di conseguenza: se lei fà i suoi, il risparmiatore rischia seriamente di essere il volontario che “gonfia” il loro conto economico.
Ieri ho letto la pagina pubblicitaria di Banca Imi: propone due obbligazioni in valuta estera. Quella in Dollari Australiani (AUD) ha una cedola del 4,3% e una durata di 6 anni. Quella in Dollari Neo Zelandesi (NZD), invece, paga un coupon del 5,2% per la bellezza di 5 anni.
Non male rispetto allo zero dei nostri Bot.
A questo punto mi sono incuriosito e sono andato a ripescare i grafici delle due valute.
La discesa di Eur/Nzd partita poco sopra 1,7 dovrebbe arrestarsi a ridosso di 1,55 dove si trova un supporto clamoroso.
Il superamento di 1,59, invece, farà scattare un segnale d’acquisto vero e proprio.
Morale: il rischio concreto di perdere in conto capitale quanto di guadagna dalla cedola è molto elevato.
Il grafico di Eur/Aud ci mostra come questo cambio si trova in un movimento rialzista di lungo periodo (ribassista per l’australiano!).
La discesa dell’ultimo periodo da 1,56, infatti, è soltanto un classico ritracciamento “secondario”.
Non appena le quotazioni riusciranno a superare 1,45 la tendenza di fondo riprenderà vigore e i corsi torneranno a muoversi verso l’alto.
Anche in questo caso poche probabilità di successo.
E’ vero che queste obbligazioni durano 5/6 anni e in questo periodo può succedere di tutto e lo scenario ribaltarsi completamente.
Bene: perché non comprarle quando avremo un segnale ribassista sui relativi cambi? Mi sembra la soluzione più intelligente.
Magari si riesce anche ad entrare a condizioni migliori di quelle attuali.
Morale della storia: sono due emissioni che, almeno per ora, non sottoscriverei neanche se mi pagassero delle provvigioni.
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