Si è chiusa una delle settimane più drammatiche per la borsa.
Se Bernanke me l’avesse anticipato al telefono non ci avrei creduto.
E, infatti, avevo iniziato a ricomprare qualcosina e sono rimasto
impantanato nelle sabbie mobili.
I motivi che hanno determinato questo patatrac li avete letti sui
quotidiani e siete stati tempestati in tv ad ogni ora del giorno e della notte:
sarebbe masochistico insistere.
Devo dire, però, che ho sentito anche delle sciocchezze colossali.
Quella grossa come una casa nel programma l’Infedele di La7:
un Professore Universitario ha generalizzato dicendo che
“il crollo è avvenuto perché non ci sono più compratori”
non sapendo che ad ogni contratto c’è uno che vende ma dev’esserci per forza anche chi
compra.
E’ una cosa così semplice, limpida, recoaro!
E non è detto che chi sta acquistando adesso sia quello che sbaglia!
Anzi. La storia degli ultimi trent’anni c’insegna che chi ha comprato dopo simili crack dopo
qualche mese ha incrementato il suo gruzzolo di una bella percentuale.
Al contrario, per esempio, di chi è salito sul carro del Petrolio oltre i 120$ quand’era ogni
giorno sulle prime pagine di tutti i giornali.
Da allora l’oro nero si è dimezzato e non lo trovi più neanche tra i necrologi.
Sul mercato italiano ci sono delle situazioni incredibili, mai viste prima.
Azioni che staccano dividendi di oltre il 10%: non si era verificato neanche quando
i Bot avevano rendimenti a due cifre.
Tassi sulle obbligazioni societarie a livelli record, oltre il 10%!
La convertibile della B P Emilia 4% che scade a fine anno (tra 80 giorni) è scesa a 98.
Ho fatto i conti a mano (come si faceva una volta) per non sbagliarmi: il rendimento
netto è oltre l’11% su base annua!
O la banca è sulla via del fallimento o c’è qualcosa che non quadra.
E’ molto più probabile che il panico che i politici hanno creato (se non avessero detto
che garantivano i depositi a nessuno sarebbe venuto in mente che le banche possono
anche saltare come birilli!) e i media fomentato (ricordarsi che tutti i giornali hanno
degli azionisti molto potenti
e c’è un grosso conflitto d’interesse) ha acceso quella spirale ribassista che non ha ancora
trovato il fondo.
Un altro elemento mi porta a sostenere che non siamo comunque sulla via del tramonto: l’Oro
non ha avuto grossi sussulti.
Solo un rimbalzone dall’abisso (sotto 750$) in cui era precipitato.
Le azioni del comparto aurifero hanno preso una randellata come tutte le altre ed hanno
confermato che ci troviamo in un trend ribassista anche in questo settore.
Aveva ragione Larry Williams quando sosteneva che il metallo giallo sale solo se ci sono
timori inflattivi o perché è richiesto a livello industriale.
Non è più un bene rifugio e chi lo scrive è rimasto al secolo scorso.
Anche le valute non si sono mosse.
Si è apprezzato solo il Franco Svizzero (l’Euro è sceso da 1,63 a 1,52): in questi frangenti
la valuta elvetica si rafforza sempre anche se il suo comparto bancario è alla frutta come tutti
gli altri (vedi le quotazioni del colosso Ubs che si sono sbriciolate da 80 fino a 15 Chf!).
Dollaro e Yen ormai hanno invertito al rialzo: tutte le fasi di debolezza si potranno sfruttare
per incrementare le posizioni.
Finalmente avremo un Euro debole e saremo avvantaggiati nelle esportazioni. Era ora.
Il future sul Bund è salito fino a 117,4 prima di crollare nuovamente sotto 115.
Il rialzo è dovuto al solito “salto nella qualità”: chi ha svenduto le azioni e quand’altro
ha voluto investire in qualcosa di sicuro.
Sotto il materasso no (troppo rischioso; meglio sotterrarli e ricoprirli di sterco),
sul conto corrente non ne parliamo, i Bot non si sa mai.
E la Germania, nonostante le sue banche siano messe peggio delle nostre, rimane il paese
in cui riporre maggior fiducia.
Questa decisione, ovviamente, ha comportato un sacrificio: un rendimento assai striminzito
soprattutto se confrontato a quello a due cifre delle obbligazioni societarie.
Lo stesso che si è verificato all’ultima asta dei Bot.
E’ sempre stata così: più prendi e meno sei tranquillo!