Articolo scritto il 27/10 per Reporter

 Le organizzazioni che tutelano i consumatori hanno iniziato a fare riunioni 
per spiegare ai risparmiatori possessori di obbligazioni Lehman (in via diretta 
o attraverso index linked)
 come tutelarsi.
 Io ho contattato il Dott. Enrico Bertoldi, legale di massima fiducia, che sta studiando
 il problema insieme al collega Dott. Franco Maria Grasselli, uno dei massimi esperti
 in Italia di disciplina bancaria.
 A suo parere la prima cosa da fare è raccogliere tutti i documenti relativi all’operazione.
 Per far questo ha redatto un modulo fac simile da inoltrare al proprio istituto di credito
 (che potete scaricare da internet a questo indirizzo 
http://www.meglioli.biz/1027leh.doc).
 Studiare tutte le scartoffie è indispensabile perché all’interno del malloppo potrebbe esistere
 un cavillo o un errore formale che può rendere nullo il contratto o, comunque, invogliare la
 banca a più miti consigli.
 E sarebbe un bel partire!
 Questo, ovviamente, è soltanto l’inizio di un lungo cammino a meno che altre istituzioni 
non decidano di copiare le scelte di Banca Mediolanum che vuole trasformare un disastro 
in un’opportunità.
 Il risarcimento dei sottoscrittori di polizze, infatti, permette al Presidente Ennio Doris
 di scorazzare per le tv sottolineando i vantaggi che stanno avendo i suoi clienti.
 Un’operazione di marketing un po’ costosa (in teoria i soldi usciranno dalle sue tasche e da
 quelle di Fininvest) ma sicuramente eccezionale. Tanto di cappello!
 Anche Unipol e il gruppo delle Casse Rurali Artigiane ha deciso di muoversi in favore 
dei possessori di index linked ma in maniera più silenziosa.
 Nel frattempo sulle borse c’è stata una "caporetto".
 La maggior parte dei media tira fuori paragoni con il 1929.
 Io sottolineo sempre che non è possibile farne perché chi c’era allora sicuramente 
non seguiva  i listini di borsa.
 Io, invece, sono andato a pescare tra le crisi di qualche anno fà.
 La prima che ricordo è quella del 1992.
 La lira non si può svalutare, si diceva, perché è “agganciata” al meccanismo del serpente
 monetario europeo (Sme).
 Il Marco non poteva superare 725 lire.
 Effettivamente faceva fatica ma quando ci fù il break i corsi arrivarono a 800, poi a  900, 1.000
 …se non ricordo male superò le 1.200 lire di allora.
 Tutti si chiedevano “dove potrà arrivare?” e nessuno ne aveva la benché minima idea.
 Con calma tornò tutto come prima (anzi la borsa italiana approfittò della svalutazione 
per apprezzarsi!).
 A fine 2001 saltò l’Argentina (se lo ricordano i tanti risparmiatori possessori dei tango bond).
 Vi pubblico il grafico dell’indice della borsa di Buenos Aires.
 Il Merval toccò il minimo storico poco sotto 200 nel momento più buio scendendo dal massimo
 di 715 del 1998 (-73%).
 Guardate cos’è successo fino ai giorni nostri: è aumentata di oltre 10 volte.
 Quest’anno ha toccato 2.336 prima di scendere sotto 1.000.
 All’inizio del 2002, invece, l’America era scossa dai bilanci taroccati che condussero 
al fallimento delle varie Enron, Worldcom ecc.
 Anche allora sembrava che tutto fosse carta straccia.
 Non era vero. Si è risolto tutto e ce ne siamo dimenticati.
 Questo crack è peggiore dei precedenti?
 Percentualmente sì ma le emozioni che si scatenano sono sempre le stesse.
 L’Euro ha perso contro tutti mentre lo Yen è stata la valuta che si è apprezzata di più.
 Un mistero: le aziende del vecchio continente, però, festeggiano a lambrusco.
 Lasciate che la nostra valuta perda valore come ai vecchi tempi della lira: pagheremo di più
 le importazioni, è vero, ma anche chi deve vendere da noi farà più fatica.
 I giapponesi, infatti, si son visti passare lo Yen da 160 a 120 (+25%) in men che non si dica.
 L’indice Nikkey è andato in apnea.
 Mentre scrivo quota sotto ai minimi storici dal 1986: se non recupera subito, dimostrando che
 si è trattato di un incidente di percorso, rischia veramente di andare sottoterra.
 Anche gli indici europei non se la passano meglio visto che non ci sono ancora segnali
 d’inversione.
 Fà piacere constatare che l’Oro, come scritto tantissime volte, non è più un valore rifugio.
 E’ sceso come tutte le altre materie prime e non da segni di riscossa.
 In questi frangenti, invece, il Franco Svizzero torna sempre di moda: nonostante il settore
 bancario elvetico sia alla frutta come tutti gli altri il cross Eur/Chf è sceso da 1,68 fino a 1,45,
 vicino ai minimi storici con l’Euro.

PS: il grafico del Merval lo trovate qui
http://www.meglioli.biz/xreporter.htm

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