Articolo scritto per il settimanale Reporter

Tanta carne al fuoco anche in questo numero.
Prodi se n’è andato e  il problema della tassazione al 20% è rimandato.
Per un po’ possiamo stare tranquilli.
Fino a mezzogiorno, però, perché sui mercati viene sganciata la bomba “Societe Generale
una specie di Banca Italease ma molto più in grande.
Un’agenzia ansa di domenica conferma che la perdita è di “solo” 5miliardi su un controvalore
totale dell’operazione di 50 (com’era apparso sui giornali).
Mi auguro che questa sia la verità perché, altrimenti, sarebbe un bel guaio (tanto per far due
conti: la banca francese è un po’ più piccola di Unicredit!).
Sui giornali, invece, aleggia sempre lo spettro della “recessione”.
Non posso non vedere il bicchiere mezzo pieno.
Le borse, infatti, toccano i minimi proprio nel bel mezzo di una fase negativa visto che
anticipano l’andamento dell’economia reale e toccano i massimi quando l’euforia è alle
stelle.
L’arrivo di un periodo di rallentamento, quindi, è manna che arriva dal cielo perché vuol dire
che ci avviciniamo ad una grossa opportunità d’acquisto.
Volete un esempio in tempo reale di quanto i mercati si muovano diversamente dalle
aspettative?
Case New Holland (Nyse CNH), la controllata di Fiat nel settore agricolo, ha pubblicato
una trimestrale con utili quadruplicati mentre quelli annuali sono più che raddoppiati oltre 
i 500milioni di $.
Un azionista dovrebbe toccare il cielo con un dito dopo risultati simili.
La reazione del mercato, invece, è stata "leggermente" diversa.
A inizio anno le quotazioni hanno toccato i 70$, dopo l’annuncio sono scivolate poco
sopra 40$ (-35% in meno di un mese!).
Nello stesso tempo Ford (Nyse F) ha contabilizzato una perdita annuale di 2,7miliardi
di dollarucci (sempre in rosso anche se in miglioramento rispetto al buco di 12miliardi
dell’anno prima!). I prezzi sono saliti da 5,5$ fino a 6,7$ (+20%).
Questo è quanto: le borse si muovono così non come viene scritto sui media!
Nello scorso numero, poi, vi avevo ricordato il caso di Merril Linch.
Dopo lo scrollone da -10% del Giovedì, il denaro è tornato subito sul titolo che da 50$
è arrivato fino a 58$.
Temo di essere troppo ottimista ma il peggio potrebbe essere veramente alle spalle!
E per le borse in generale?
Mi sono sbagliato alla grande pensando che potessero rimbalzare.
Il patatrac non è stato certamente una sorpresa ma era lo scenario a cui davo le minori
probabilità di successo.
A questo punto il trend di lungo dei mercati è diventato ufficialmente ribassista e ogni
rimbalzo che porterà i prezzi in ipercomprato si potrà sfruttare per chiudere posizioni
o per aprirne altre allo scoperto.
L’unico dubbio arriva dall’incidenza che può aver avuto il fattaccio SocGen nel crack
dell’ultima settimana.
Se le forti vendite della banca francese (per mettere una pezza a non si sa bene cosa)
sono state la miccia che ha fatto andare in tilt le borse di tutto il mondo può darsi che sia
un evento di carattere eccezionale e che possa essere assorbito prima del previsto.
Nei prossimi giorni ne sapremo di più.
In questo momento, però, confermo che il settore petrolifero-energetico mi sembra quello
più a rischio.
Le azioni come Eni, A2A, Enel, Acea, E.On, Rwe, Edf sono scese parecchio e mi aspetto
che possano recuperare un po’ ma  temo che abbiano già toccato il massimo e le rivedremo
più in basso.
Anche se è nell’occhio del ciclone, ritengo che il settore bancario/finanziario sia quello più
vicino al fondo.
Magari ci sarà ancora qualche scossa d’assestamento ma, più o meno, potremmo essere
nei pressi del punto di ripartenza.
Qui da noi, per esempio, terrei d’occhio il Banco Popolare che s’è dimezzato rispetto
ad un anno fà e, tecnicamente, presenta delle forti divergenze tra l’andamento ribassista
dei prezzi e quello rialzista degli oscillatori.
E’ un segnale bullish.
In una situazione simile si trova Unicredit: l’amministratore delegato sostiene che il valore
delle singole azioni è tra i 9/10€.
Forse è un po’ troppo partigiano ma, probabilmente, adesso sono  veramente  sottovalutate.
Anche se lo fossero, però, non c’è scritto da nessuna parte che saliranno subito.

Occhio alle convertibili Bim 2015 e Sias 2017: se il loro rendimento netto salirà attorno
al 3,5% le comprerei ad occhi chiusi.

Il Bund è arrivato fino a 118 durante un momento di panico sui mercati (questi rally vengono 
chiamati “fly to quality” cioè si svendono le azioni e si punta su quello che dovrebbe essere
sicuro) ma si è sgonfiato subito.
Sotto 116, per me, il future è da vendere short.

Il crosso Eur/Usd, a mio parere, rimane una grossa opportunità ribassista: non credo che
riuscirà a tornare sopra 1,49.
Avremo ulteriori conferme in tal senso sotto 1,45 (prima) e, soprattutto, sotto 1,43 (poi).

 

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