Sono andato ad analizzare le borse delle piazze finanziarie più vicine (territorialmente) a Pyongyang.
La scoperta è questa: non c’è alcuna tensione. Zero. Proprio nei paesi che potrebbero essere più danneggiati da un’eventuale apertura del conflitto. Evidentemente i mercati finanziari, che la sanno lunga, ritengono che si tratti soltanto di una prova muscolare (chi c’è l’ha più lungo -senza Viagra-: Trump o Kim Jong Un?).
L’indice Kospi della Corea del Sud si trova vicino ai suoi massimi storici dopo un LUNGHISSIMO trading range partito nel 2012: da allora l’indice s’è mosso tra 1.800/2.000 con due piccole sparate a 2.200. Attenzione: dovesse superare quest’ultimo ostacolo (>2.200), conflitto o non conflitto, sarebbe un fortissimo segnale rialzista!
Del mercato nipponico ho già parlato in precedenza e di come potrebbe esplodere al rialzo se riuscisse a superare i 21.000 (ci vorrà tempo e quest’eventuale scenario non è certamente dietro l’angolo).
Il recupero del Nikkey da 15.000 si è fermato sul DOPPIO MASSIMO poco sotto 20.000 e da lì è iniziata una tranquilla e fisiologica correzione in concomitanza con una piccola rivaluzione dello Yen.Che strano? Mica tanto. Il “dogma” è sempre quello: i mercati azionari prediligono le piazze dove la moneta perde terreno non dove si apprezza!
Detto ciò: se l’indice peggiorasse nei pressi di 17.000 potrebbe diventare una nuova interessante opportunità d’acquisto.
Questo è quanto. Ben sapendo che si potrebbe essere costretti a cestinare quanto appena scritto da un momento all’altro.