Quando avevo ancora i calzoni corti e una folta chioma leonina, la mia passione erano le obbligazioni convertibili. Per un semplice motivo: a determinate condizioni i rischi erano molto contenuti (nel peggiore dei casi si chiedeva il rimborso in contanti) ma, se l’azione di compendio saliva, c’era anche l’opportunità concreta di fare un sacco di soldi.
Adesso, purtroppo, i prestiti convertibili si contano sulle dita di una mano e i pochi quotati sono emessi da aziende sul cui futuro non è bene scommettere.
Sias è un caso a parte. Sono andato a rifare i conti: scadenza al 30/6/2017, tasso al 2,625% lordo e conversione nel rapporto di 1 nuova azione ogni 1 obbligazione del valore nominale di 10,5€.
Questi sono i dati che ci servono per prendere una decisione operativa.
Parto con la calcolatrice:
2,625 x 0,74 = 1,9425 % (cedola netta)
1,9425 x 100 : 103 = 1,885 (rendimento immediato)
3 : 520 (giorni alla scadenza) x 360 = 2,07 (perdita media annua)
1,885 – 2,07 = -0,19% (rendimento medio netto)
In pratica: se la compriamo a 103, mantenendola in portafoglio fino alla scadenza, nella peggiore delle ipotesi facciamo quasi pari (una perdita minuscola).
Il problema è molto semplice: con la discesa sotto 9€, la tendenza dell’azione Sias ha svoltato verso il basso e non è detto che possa peggiorare ancora verso 7,5/8€.
Quindi? Meglio aspettare ancora: se l’azione scenderà, anche l’obbligazione potrebbe perdere qualcosina (non tanto, visti i tassi d’interesse sulle altre forme d’investimento monetario).
Dovesse avvicinarsi a 101 (difficile ma non si sa mai), si potrebbe anche comprare qualcosa visto che il suo rendimento medio netto aumenterà a +1,2% (da -0,19% attuale).
Se poi l’azione ordinaria dovesse riprendere a salire, anche la convertibile potrebbe beneficiarne (seppur parzialmente).
Saliranno a braccetto soltanto quando (se) l’azione avrà superato i 10,5€.